Percezione discontinua della realtà

change-greensignTutti abbiamo paura dei cambiamenti. Che siano belli o brutti, buoni o cattivi, ci producono sempre una certa dose di apprensione.

Il fenomeno tuttavia non vale solo su scala macroscopica. Ad esempio, la cosiddetta “sindrome della culla” è la prima causa di morte tra… i piloti di aviazione militare, soprattutto durante gli scorsi conflitti (oggi in effetti -e per fortuna- i decessi in questa categoria sono molto diminuiti).

Questa sindrome è un fenomeno psicologico per cui un pilota da caccia il cui apparecchio sta precipitando, si attarda nella cabina anziché eiettarsi perché non riesce a superare la sensazione di falsa sicurezza datagli dall’ambiente familiare dell’abitacolo e questo nonostante l’apparecchio sia ineluttabilmente condannato.

La sindrome della culla altro non è che paura del cambiamento (in questo caso più che comprensibile, intendiamoci).

In realtà la vita non è mai statica. Persino il nostro corpo cambia ad ogni istante, e non solo dal punto di vista dei processi, ma anche da quello dei materiali: le nostre cellule non sono nate tutte nello stesso momento e di conseguenza neppure muoiono contemporaneamente (e meno male…). Questo significa che ad ogni istante qualcosa in noi cambia. La cosa in realtà vale per qualunque aspetto della vita.

50b1728d_know-when-to-pull-it-ejectQuello che ci fa credere che un processo sia stabile è il punto di vista: più è “dilatato”, ovvero più la visione è lontana dal particolare, meno sono visibili i microcambiamenti, e di conseguenza più la cosa sembra stabile.

Fortunatamente dal punto di vista psicologico i piccoli cambiamenti ci sfuggono, altrimenti vivremmo in una costante condizione di tensione.

O forse, se invece fossimo più consapevoli di una condizione di continuità del cambiamento, vivremmo più tranquilli.

La continuità è proprio l’aspetto di cui non ci rendiamo conto. Il processo di cambiamento, pur essendo costante, viene da noi percepito come istantaneo. Quando una cosa cambia nella nostra percezione si crea un punto, una linea immaginaria prima della quale la cosa è “come prima” e dopo la quale “è diversa”. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, questo è solo frutto della nostra mancata percezione dei prodromi di quello specifico cambiamento.

Il cambiamento inaspettato e non preannunciato è estremamente raro e di solito collegato ad eventi accidentali. Ma il mutamento vero, quello che ci porta ad evolvere, a cambiare, sia nei nostri confronti che in quelli di chi ci sta attorno, quello è sempre in atto.

Solo che per noi esiste unicamente quando la differenza tra “prima” e “dopo” raggiunge un livello per cui diventa impossibile non accorgersene.

Il cambiamento è continuo. La nostra consapevolezza… no.

In pratica

Un buon modo per iniziare a rendersi consapevoli della realtà è quello dell’osservazione in prima persona. È molto semplice e non richiede accorgimenti particolari. Consiste nell’accompagnare il maggior numero possibile di azioni con la descrizione mentale di quello che sta accadendo. Ad esempio, scrivendo al computer, ogni tanto pronunciare mentalmente “sto scrivendo un articolo al computer”.

Questa operazione dovrebbe essere ripetuta il più spesso possibile ma sarà facile accorgersi che ci si dimentica di farlo. È proprio questo il punto: osservare quante volte, pur volendo fare una cosa, la nostra attenzione viene deviata ed eseguiamo i nostri atti quotidiani nella massima meccanicità.

Un consiglio: all’inizio, evitate di fare questo esercizio in attività cruciali come ad esempio la guida di un autoveicolo.

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