La differenza: il sistema di percezione dei sensi

deltaLa realtà per gli uomini è figlia della percezione. Non vi è infatti un sistema, basato sui sensi, per percepire direttamente lo stato reale delle cose: è una questione di ritardi del segnale.

Tutti i sensi ne sono affetti: è per questo che si parla di illusione.

Il senso umano non è fatto per la percezione in tempo reale, ma per produrre un cambiamento nella nostra sensibilità. Di fatto, tutti i nostri sensi funzionano sul principio della differenza. Non mandano un segnale su quello che è, ma su ciò che cambia.

Provare per credere. Mettete una mano sul tavolo, e tenetela ferma per qualche minuto (completamente ferma: significa dimenticarsi della sua esistenza). Dopo qualche tempo, non saprete più in che posizione è. Questo perchè i vari sensori a nostra disposizione (di pressione, posizione, calore e altro) non ricevono più informazioni sul cambiamento.

Tutta la nostra percezione è basata sulla differenza tra uno stato precedente e quello successivo. Provate a mantere costante uno stimolo e dopo pochi secondi il sistema di sensori relativo andrà completamente in tilt: vale per il tatto ma anche per la vista, l’udito, il gusto e l’olfatto.

E’ un problema, certo, ma è anche una benedizione, perchè ci fornisce un modo per isolarci dal sensorio e immergerci nella percezione: l’immobilità.

Quando restiamo immobili (ma realmente senza muoverci), in realtà il nostro corpo non è fermo nello spazio, perchè si muove in un sistema congruente: siamo fermi rispetto a noi stessi ed al pianeta, ma la Terra continua a orbitare intorno al sole ed il sistema solare intorno al centro della galassia: non siamo fermi in senso assoluto, ma lo siamo in senso relativo.

Il nostro corpo, cessando gli stimoli esterni, smette di conseguenza di percepire una differenza: è in quel momento che i sensi divengono inutili e la mente ed il pensiero si acquietano, seguendo la progressiva cessazione dei motivi di distrazione.

Hand Pre-op1Per questo l’immobilità viene così intensamente perseguita in tutte le discipline interiori: l’interruzione del movimento ci mette nella dimensione migliore per l’osservazione di noi stessi, interrompendo il flusso di informazioni sensoriali.

L’immobilità annulla la differenza nella percezione degli stimoli esterni. Produce l’integrazione dell’attenzione a ciò che di interno rimane e disattiva temporaneamente i sistemi mentali meccanici.

Per questo è così difficile rimanere davvero immobili: tutto il corpo si ribella perchè è strutturato per la situazione contraria: la differenza.

Per questo è così importante l’immobilità in tutte le pratiche e i sistemi di introspezione, perchè mettono in crisi il sistema ordinario, aprendo lo spazio per l’intervento di uno straordinario: quello della consapevolezza.

La nostra vita è interamente basata sull’acquisizione indiretta di dati sulla realtà tramite l’apporto dei sensi. Nel momento in cui ci estraniamo da questi ultimi, inizia un viaggio all’interno di una diversa possibilità di percezione: la sensibilità.

Qualcosa che non è più basato sulla differenza ma sullo stato di fatto. Uno scostamento non solo in termini semantici ma soprattutto pratici che introduce alla possibilità di sperimentare stati di consapevolezza non ordinari.

Meditazione? Può darsi!

In pratica.

Può essere utile sperimentare quanto detto sopra in modo diretto. Non occorre mettersi in posizioni strane, o avere a disposizione una sala di pratica. È sufficiente una sedia in un ambiente tranquillo, come può essere casa nostra.

Stando seduti comodamente, evitiamo di appoggiarci allo schienale e curiamo di avere entrambi i piedi (scalzi) a terra, con le piante appoggiate per intero sul pavimento.

Chiudiamo gli occhi e, senza fare null’altro, semplicemente rimaniamo immobili.

Scopriremo che restare davvero fermi è un’operazione tutt’altro che semplice, anche se solo per pochi minuti. Al contempo, se invece riusciamo, potremmo anche sperimentare personalmente in che modo un semplice atto di volontà direzionato all’immobilità per poco tempo possa quasi magicamente produrre una riserva energetica quasi pari ad un’intera ora di sonno.

 

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