Realtà aumentata: semplificazione o minaccia?

Pixton_Comic_social_poke_by_YoginiSiamo partiti dai social media e poi sono arrivate (saltando di palo in frasca) le app di geolocalizzazione, quelle spione utili a datori di lavoro diffidenti e genitori ansiosi fino all’assurdo delle ultime settimane: i giochi ruolo della realtà aumentata, con un’ampia gamma di scelta. Si va dagli occhiali accoppiati al cellulare fino al cellulare stesso, usato per catturare improbabili cartoons gialli disseminati ovunque nel mondo dai nomi ancora più improbabili.

Qualche antropologo o sociologo buontempone ha avanzato la teoria della socializzazione grazie a questi ultimi ritrovati del marketing più spinto. Ossia, secondo i sostenitori di questa tesi, per inseguire mini-mostriciattoli virtuali, la gente (soprattutto i ragazzi) sarebbe spinta a uscire di casa e incontrare suoi simili dal vivo anziché restare confinata davanto allo schermo di un pc o di un tablet. Per questa ragione, sempre in funzione di questa idea, si semplificherebbero le dinamiche di approccio e di relazione.

Forse.

O forse, invece, arriverà il momento in cui, per favorire un approccio o stimolare una relazione, sarà necessario collegarsi a una di queste app e dar vita a un interscambio per mezzo del dispositivo di turno, anche se il corpo fisico del nostro interlocutore si trova a 20 centimetri da noi.

Non è poi così improbabile, visto che già di questi tempi intere famiglie dialogano del più e del meno tramite post e cinguettii, pur essendo separati solo da una parete divisoria, se non addirittura da un tavolo.

Non solo. Proviamo a immaginare una scena, come potremmo leggere nella sceneggiatura di un film qualsiasi:

Interno giorno.

Negozio di alimentari un po’ demodé. Al banco una donna bionda sulla quarantina, dall’aria depressa. Il negozio è vuoto.

Panoramica.

L’immagine ruota e ora l’inquadratura è sul lato opposto. Dalla postazione della donna si vede la strada esterna attraverso la vetrina. I passanti camminano veloci, chi a testa bassa, chi al telefono, chi guardando il display. Tutti soli, nessuno parla con nessuno. Ma una cosa accomuna tutti. Nessuno sembra accorgersi del suo negozio e della merce esposta.

Squilla di telefono. La donna risponde: “Pronto?”. Dall’altro capo si sente la voce di una signorina dalla perfetta dizione che, con voce allegra e squillante, chiede: “Signora Rossi? Signora Bianca Rossi?” – “Sì” -risponde la signora, alzando gli occhi al cielo e sospirando, certa si tratti dell’ennesimo call center “Ma non ho bisogno di nulla” e sta per riagganciare.

La signorina insiste: “Sono Angy di Piccoli Mostri Go! Volevo chiederle solo se le interessa promuovere la sua attività.” E tutto d’un fiato va avanti spiegando alla povera signora Bianca che se acconsentirà ad ospitare un piccolo mostro virtuale al giorno per un mese, il suo negozio sarà letteralmente preso d’assalto da ragazzi a caccia del mostriciattolo, che questo accadrà verso l’ora della merenda e dell’aperitivo (certo, perché le Angy-phone-girls imparano bene la lezione dai loro trainer) e dunque per lei potrebbe essere un affare aderire alla sua offerta. Offerta che, peraltro, è assai vantaggiosa: per ospitare il mostriciattolo per un mese quotidianamente la richiesta è di soli 30 dollari. Cosa pensate che faccia la Bianca che, da quando ha aperto il centro commerciale 1 chilometro più in là, non vede più di cinque o sei clienti al giorno? Tra l’altro tutti anziani e con una pensione da fame!

Ovvio che dice sì. E quante signore Bianche ci saranno su questo Globo inondato da centri commerciali?

Ma questa è solo fantasia, no? La realtà è che mentre i ragazzi sono intenti a “socializzare”, altri ragazzi raccolgono i dati che i loro dispositivi trasmettono: immagini, suoni, notizie. Insomma, più che socializzare sono spioni coatti e inconsapevoli.

E la questione non è non avere nulla da nascondere. La questione è diventare strumenti di controlli gratuiti nelle mani di chi certo non ha a cuore il benessere di un individuo qualsiasi mai visto prima e che mai vedrà in futuro.

Ecco perché di semplificazione ne vedo poca. Ma di pericolo, a ben guardare, ce ne sarebbe molto, molto più di quanto mente umana possa immaginare.

E speriamo che alla vostra porta non arrivino a bussare orde di cacciatori di teste di cartone giallo con le orecchie da coniglio.

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